Val Grande: istruzioni per l'uso - apassolento.com
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Val Grande: istruzioni per l’uso

Prima di “entrare” in Vàl e sviscerare un po’ di quel (sempre troppo poco) che conosco di questa stupenda area forse è bene dare qualche indicazione, utile sopratutto a chi vi si affaccerà per la prima volta.

Quella del Parco nazionale della Val Grande è l’area wilderness più estesa d’Europa, un vero gioiello da scoprire… stando però ai suoi tempi ed alle sue regole.

Nulla è facile in Val Grande.

La sua particolare conformazione, a ferro di cavallo, fa sì che ci sia un solo accesso che non comporta attarversare selle ed almeno 800 metri di dislivello solo per affacciarvisi, quello da Cicogna (in reltà anche da Miazzina). La politica del parco (a mio parere fantastica) è quella di conservare al massimo l’anima selvaggia che caratterizza questi luoghi, i fondi, che sono sempre pochi, fanno il resto. I sentieri sono mantenuti quanto basta, spesso a far la differenza è l’opera pia di chi è assiduo frequentatore, armato di falcetto e buona volontà per rinforzare qualche ometto, pochissimi i rifugi e di fatto localizzati solo nei punti di accesso, bolli lasciati sbiadire, catene solo in punti esposti, infidi e pericolosi (tutte e tre le cose insieme), indicazioni il minimo indispensabile. Una politica che senza il rispetto di chi si addentra in questo splendido parco complicherebbe non di poco le cose.

La Val Grande si percorre ai piedi, su antichi sentieri, mulattiere, bocchette impervie e valichi percorrendo “vie” di transito, visibili o nascoste, retaggio della faticosa “vita alpestre”.

Vuoi addentrarti in questo splendido mondo?

Fallo partendo dai sentieri “ufficiali”, quelli più battuti, sui grandi assi delle traversate nord-sud ed est-ovest. Non dimenticare una cartina, sii certo di saperla usare in caso di necessità. Il cellulare non prenderà praticamente mai solo all’avvicinarsi alla Valle, non sottovalutare mai i percorsi che stai andando a fare, in ogni caso dovrai cavartela da solo, trovare l’acqua, accendere il fuoco, fare legna, orientarti (e spesso è la cosa più difficile).

La fruizione non è complicata…

ma non sottovalutare la Valle. Trattala con il dovuto rispetto e ti ripagherà accogliendoti in un mondo di una bellezza che ha pochi eguali, dove la natura si è ripresa il dominio sul tempo e sulle cose, dove l’uomo è tornato a far parte di essa, sta anzi un gradino più in basso, eco lontana di tempi in cui con fatica era lui ad adattarsi al ritmo ed alle regole della Val Grande. Foreste fantastiche e solcate da corsi d’acqua che hanno scavato la terra, attorniate da cime selvagge ed inaspettate.

Un’altra cosa vorrei mettere in chiaro.

Cosa troverete in Vàl?

Non andate se volete vedere paesaggi e se l’unico interesse vostro è la meta in sè. La Val Grande è un’immensa faggeta, circondata da montagne, neanche tanto alte. E’ un posto da fungaroli, con i suoi torrenti che hanno scavato impressionanti forre e boschi a perdita d’occhio. Si deve faticare per “vedere dall’alto”, e sempre in modo poco affine ad una comune escursione. E’ un camminare fatto di sali scendi che spesso nascondono un’ascesa notevole rispetto a quanto dica un dislivello pressochè nullo.

Perchè andare allora?

Andate se avete piacere di riscoprire l’anima del silenzio. Qui la parola silenzio assume forma e significato, si vive fisicamente. Bisogna però essere percettivi ed aprirsi all’ascolto.

Teresio Valsesia tanto ha scritto sulla Vàl, e dice: “L’ultimo paradiso esiste ancora… per chi lo attraversa con intelletto d’amore”.

Questa affermazione ha notevoli significati. Tra questi sicuramente la necessità di aprirsi ed essere recettivi per comprendere a fondo l’essenza di questi luoghi.

Certo l’euforia nell’entrare è comune a tutti. Ormai sono universalmente riconosciuti gli effetti benefici della natura sul nostro stato psicofisico. E qui la natura, almeno nel nord Italia, è alla sua massima espressione (esistono solo 5 foreste primarie in tutta la penisola, una sola nel nord).

Il vero valore del camminare in Valle è la possibilità di vivere un’esperienza soprattutto interiore. “C’è il silenzio della memoria, che fa affiorare i ricordi e fluire liberamente i pensieri. C’è il silenzio dentro di noi, della ricerca interiore, del tentativo di esplorare nel profondo le cose o di elevarsi ricercando le diverse espressioni della spiritualità.

Val Grande significa riscoperta del silenzio come valore e come condizione per saper meglio ascoltare noi stessi, gli altri e il mondo intorno a noi.

Sperimentare il silenzio, quasi toccarlo con tutti sensi e gestire le emozioni che quest’azione suscita: paura, serenità, senso di solitudine, complicità con gli altri e con le cose intorno a noi. E dalla condivisione delle esperienze e dall’ascolto nasce il rispetto di stessi e degli altri nelle diversità di ciascuno, l’apprezzamento e la cura delle cose e il ripensamento del rapporto uomo-natura e di quello tra uomo e uomo, grazie proprio all’insegnamento della Natura che tende sempre verso equilibri nuovi”.

gionata pensieri
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