Coronavirus: allegro ma non troppo - apassolento.com
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Coronavirus: allegro ma non troppo

… e riparleremo di mental survival, salute, benessere ed economia

In questi giorni in cui la pandemia causata da un coronavirus è sulla bocca di tutti e ci costringe in casa ho provato a mettere assieme un po’ di idee su quello che sta avvenendo.

L’augurio è che non siano completamente campate per aria ma anzi, possano risultare utili a qualcuno. Prendetele con leggerezza. Alcune cose anche con ironia.

Prima di tutto una precisazione, anzi due

Non sono uno psicologo, non sono un economista, non sono un biologo e non sono nemmeno un militare addestrato alle situazioni in cui è in rischio la vita delle persone. Mi interesso di montagnaterapia da qualche anno e spostare la linea di confort delle persone fa un po’ parte del mio lavoro. Nonostante le situazioni che cerco siano decisamente più ludiche di tutto il contesto generato da un coronavirus dal mio osservatorio ho modo di vedere il comportamento delle persone e le loro reazioni. Quello che riporto è semplicemente frutto dell’aver rielaborato quello in cui sono incappato nella mia piccola esperienza personale, frutto di riflessione su questa base certamente non esaustiva nè esauriente, per cui prendetela come tale.

La mia convinzione è che conoscere una cosa aiuta a non averne paura. Se non è da tutti avere un background tale da comprendere cosa è questa pandemia causata da un coronavirus, questa riflessione per lo meno potrebbe aiutarvi a riflettere e a (ri)conoscere una situazione per quella che è: se così fosse allora avrò fatto centro.

Se incontri il Buddha per la strada uccidilo

Avevo pensato di potervi mettere della biobliografia ma mi sono reso conto che non ne sono in grado, un po’ perchè trattandosi probabilmente di saggi materialmente non ricordo e non sono in grado di risalire a dove ho letto questo e quello, un po’ perchè ho la tendenza ad uccidere i Buddha (non so se è vi è chiaro cosa questo significa, nel caso non lo sia potete lasciarmi un commento…).

Fine delle precisazioni.

Coronavirus: vivere adesso e vivere dopo

Partiamo dalla premessa.

Carlo Cipolla è stato docente universitario ed economista, sicuramente ha scritto tanto ma della sua produzione mi sono imbattuto in un solo libercolo, una raccolta di saggi dal titolo: “Allegro ma non troppo”. Nelle sue pagine c’erano un paio di articoli, satirici (credo), uno di questi l’ho ricercato in rete per potervi dire il titolo esatto ed è “Le leggi fondamentali della stupidità umana”.

In questo suo saggio Cipolla enuncia delle leggi fondamentali e divide l’umanità in quattro categorie, individuate in base al danno/vantaggio che le persone creano/provocano a se stessi, o agli altri.

Le persone si collocano sui quattro quadranti del diagramma, immaginate un quadrato, dividetelo in quattro con una linea orizzontale ed una verticale, piazzate in senso orario partendo dall’alto a sinistra: sprovveduti, intelligenti, banditi e stupidi. Quanto più ti trovi in alto quanto più crei vantaggio per gli altri, quanto più ti trovi sulla destra quanto più crei vantaggio per te stesso. Ovviamente dal centro verso la sinistra e verso il basso queste qualità diventano al negativo.

Adesso, delle leggi mi preme solo spiegarvi che Cipolla dice: uno stupido non può essere intelligente e viceversa. I secondi sono rarissimi. I primi sono molti di più di quando si possa umanamente immaginare, non sanno e non possono sapere di esserlo, e la stupidità è indipendente da genetica, sesso, ceto sociale, istruzione o quant’altro.

Ecco, anni dopo essere incappato in questo saggio attraversai un periodo in cui mi ero infognato con i manuali di sopravvivenza degli eserciti di tutto il mondo, o presunti tali (la rete ne è piena). Al di là delle indicazioni e tecniche, che sono praticamente universali, c’era una teoria che, magari declinata in maniera un po’ diversa tra un manuale e l’altro, ricorreva e mi sembrava di conoscere già, riguarda l’importanza dell’atteggiamento mentale e si può sintetizzare così: se sei in pericolo in zona di guerra ricorda che il mondo è pieno di idioti, che anche tu potresti essere un idiota, e se vuoi portare a casa la pelle devi seguire senza prenderti libertà i protocolli indicati in questo manuale e solo in questo modo, se sarai fortunato, potrai salvarti.

Le formazioni in outdoor leadership oggi ci insegnano a riconoscere e comprendere le diverse categorie (ruoli) di un individuo: impararne la gestione è fondamentale, e se è vero che le categorie sono dinamiche (anche quelle di Cipolla lo sono, al netto delle due che si escludono a vicenda), riconoscere e comprendere sono condizioni fondamentali per trovare i nostri nuovi equilibrio e normalità.

Sì, ho detto “nuovi”.

Quando questa emergenza sanitaria sarà passata e questo coronavirus sarà un ricordo nulla sarà più come prima. Non è catastrofismo il mio, per nulla. Semplicemente constato (come può benissimo farlo qualsiasi persona che abbia praticato dello sport o esercitato una passione piuttosto che un talento o una routine) che reiterare un’azione porta ad assimilarla. Per cui, se in questo periodo di isolamento sociale sto esercitando delle abitudini, queste saranno più assimilate quanto più il periodo di isolamento sociale sarà lungo. Queste abitudini sono di diverso genere: il modo di vivere la socialità ed i rapporti interpersonali, di intendere la salute, di fare acquisti, di gestire le emozioni… la vita sta andando avanti insomma, e quanto prima (e più) assimili questo concetto quanto più non si correrà il rischio di ricadute o peggio, crolli emotivi, che metteranno “nuovamente a rischio la tua sopravvivenza” (è un iperbole, ma forse neanche tanto).

Poco prima che ci ritrovassimo in piena emergenza da coronavirus ero in giro con l’amico Fabio, psicologo, skipper, giramondo (vive su una barca a vela). Vi invito a leggere il suo blog: la possibilità di un’isola (dà anche qualche consiglio sul “perdere tempo” ai tempi del coronavirus).

Ecco, Fabio mi portava testimonianza di percorsi ricorrenti da lui visti in altre parti del mondo proprio come reazione alla stessa notizia: qualcosa sta mettendo a repentaglio la salute pubblica (quindi anche la mia… che poi… chissà come mai, quando c’è di mezzo la salute, “pubblico” diventa giustamente “di tutti” e non lo squallido “di nessuno”… va bhe… questa è un’altra storia).

Le emozioni e soprattutto la scarsa attitudine alla loro gestione generano un blocco nelle persone seguito da un’allerta che spinge all’azione. Attenzione, perchè non sempre queste azioni sono quelle giuste anzi, non lo sono quasi mai, e l’uomo è una bestia sociale ma fino ad un certo punto (vi ricordate i due metri di misura per individuare le quattro categorie di Cipolla?).

I percorsi ricorrenti li ho ora individuati in: assalto ai supermercati, sdegno e complottismo (paranoia*).

Ecco, io ho quasi 40 anni e mi ricordo cosa successe ai supermercati quando scoppiò la guerra nel Golfo. Ho poi cercato qua e là e mi sembra di poter dire che quei percorsi ricorrenti individuati con l’aiuto di Fabio siano quelli tipici alla reazione ad eventi traumatici, reazioni spesso senza senso oggettivo (vedi l’assalto ai supermercati dopo la notizia del primo contagiato dal coronavirus o la fuga da Milano appena fu allargata la zona rossa o arancione), azioni che nell’intento delle persone dovevano salvar loro la vita e che invece ne hanno messo a repentaglio l’esistenza, provocando danno a se stessi e agli altri.

A queste prime reazioni segue una fase di metabolizzazione: più o meno lunga a seconda dell’indole delle persone, a cui fa seguito a sua volta il recupero di una nuova normalità, dimensione.

Ecco, l’approdo ad una (nuova) normalità è la condizione sin equa non per il futuro: nulla sarà più come prima, perchè da ogni situazione/esperienza se ne esce cambiati.

“Trasformare una situazione in occasione” non sono parole mie ma di Delpini, qual è quindi l’occasione che ci viene data in questo momento? Rimescolare la scala universale dei valori, rompere le abitudini, riscoprire quando è eccezionale ciò che ci manca, smettere di dare per scontato.

Tutta questa situazione in cui ci troviamo non solo può, ma deve diventare uno stimolo positivo, ciò evita ed eviterà crolli emotivi futuri. Le ricadute sono il pericolo nascosto di questo momento, da cui bisogna guardarsi perchè, e questo è un fattore che accentua il rischio, la fine di questo momento anche una volta che l’emergenza sanitaria sarà rientrata è oggettivamente ancora ben lontana.

Conclusioni

Trovare uno stimolo positivo ci rende protagonisti, ed essere protagonisti è un meccanismo inverso a quello che genera paranoia e paura*. Essere protagonisti ci permette di studiare soluzioni per il nostro benessere (sopravvivenza) fisico/mentale, economico, in termini di salute o sociale che sia (sono le sfere che questa crisi ha toccato, ma credo che questo valga per tutte le sfere). Essere protagonisti del nostro benessere ci aiuta a chiudere il cerchio, ossia ci aiuta a “stare sul pezzo” e concentrarci sul problema, a cogliere l’oggettività di una situazione globale che poi ha generato una moltitudine di per forza di cose diverse soggettività (una per ogni individuo) perchè ricordiamolo, l’uomo è un animale (mantiene la propria individualità) ma è un animale sociale (ha bisogno degli altri per sopravvivere).

* Postilla: paranoia

Il meccanismo su cui si basano paranoie e complottismo è semplice. Trovare la causa di un trauma è un comportamento che caratterizza l’uomo nel suo inconscio (non è un caso che leggiamo le stesse cose che sono avvenute oggi col coronavirus nella peste del Manzoni: paure, disgregazione sociale, caccia all’untore, ricerca del profitto personale dalla situazione…). Le cause individuate sono praticamente sempre esterne, perchè è più facile colpevolizzare gli altri piuttosto che un nostro personale comportamento (ancora più facile se la causa non la vedo nè la conosco: che caz.. è un virus? Io l’ultimo che ho visto era giallo con il nasone).

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