Coloro che abbracciano gli alberi (ma sanno fare di conto)
Splendida riflessione in cui mi sono imbattuto qualche settimana fa. De resto l’ambiente era di quelli costruttivi, giovane come gli studenti di EnvironMental e vivace come dovrebbero esserlo tutte le università.
Roberto Mercadini ci raccontava di òikos, la nostra casa. Delle relazioni e dell’importanza ambientale ma anche economica di quest’ultime.
Nel suo monologo Roberto raccontava con ironia di come spesso gli ambientalisti siano persone strane agli occhi degli altri, “quelli che abbracciano gli alberi” non di rado guardati con diffidenza e indicati come antimodernisti, antiprogressisti, antitecnologisti… anti anti anti…
Forse c’è del vero nelle sue parole. Ma per fortuna ci venne incontro mostrandoci anche l’aspetto pragmatico legato all’essere ambientalista, parlandoci di Nasa, di dati, di dollari sonanti, mettendo magistralmente in luce quanto ecologia ed economia siano strettamente connesse, ben più di quanto l’uomo non sensibile (a certe tematiche) possa immaginare, di quanto sia importante il nostro ruolo in questa òikos. Del resto le due parole, ecologia ed economia, hanno la stessa radice. Sempre di casa si tratta.
Ma non voglio star qui a tediarvi spiegandovi che la foresta Amazzonica è così rigogliosa grazie al deserto del Sahara, o di quanto dovrebbero spendere i nostri agricoltori se domani scomparissero i pipistrelli. Per questo c’è Roberto ed il suo esilarante saper raccontare…
La riflessione rimugina, matura, si avvita su se stessa e complice il bell’articolo di Maurizio Gallo per Montagna.Tv in occasione della Giornata internazionale della montagna diventa qualcosa di diverso.
Condivido la sua riflessione ed il suo appello. Anche io sono convinto che gran parte dei frequentatori di Terre Alte purtroppo vadano solo in una (seppur bellissima) palestra.
Del resto sono anche convinto che la montagna parli solo a chi la attraversa con intelletto d’amore. E se dialogo è, come può esserci comunicazione se l’unico interlocutore, soggetto, cosa su cui siamo concentrati lungo la salita… siamo noi stessi?
Non può.
Lento non è necessariamente il passo di chi sta sempre indietro, per forza o perchè non ce la fa (…anche… ). Lento credo che sia l’unico ritmo permesso in questo dialogo silenzioso, di chi guarda in faccia il proprio interlocutore, gli parla e lo ascolta attraverso il respiro ed il suono che producono i propri passi.
In questa lentezza ogni gesto assume significato, mai banale.
Rispetto è non calpestare, non camminare sopra ma attraverso, senza lasciare tracce. Non abbandonare rifiuti, fazzolettini, carta igienica o bucce di banana che siano (se nel giardino di casa vostra li considerereste rifiuti perchè lasciarli in natura o peggio, nasconderli?).
Accendere un fuoco diventa una preghiera, un dialogo con la foresta per trovare quel che occorre ed avere in cambio un fiore rosso. Ma è sempre necessario pregare?
La vista di una pianta, di un fiore, di un animale, ma anche di una semplice orma o di una roccia che si sa interpretare, è un dono.
Stare in natura è il solo modo che abbiamo per ritrovare le nostre radici, che non sono cristiane, musulmane, di cacciatori, raccoglitori, nomadi, pastori o agricoltori. Sono quelle di un animale, l’uomo, che fa parte di questo òikos (casa) e si distingue dalle scimmie perchè capace di usare il fuoco, è animato da spirito d’avventura, ha elaborato un linguaggio piegandolo alla sua capacità di immaginare e soprattutto, è capace di compassione (conoscete la storia di KNM-ER 1808? E’ il primo uomo, o meglio, donna, della storia).
Obbietterete che la compassione è un sentimento fuori moda.
A dispetto dei tanti che urlano il proprio odio nei confronti di tutto e tutti, il genere umano è ancora in grado in grado di provare compassione, non approva questo modo di essere ed è stufo di tanto odio, pessimismo, bruttezza. Ma forse la soluzione è nelle parole, e proprio in quella Eva scoperta dai paleoantropologi nella metà degli anni ’70, in Africa, il resto è solo Australopiteco, tutt’al più Australopiteco “abile”.