La linea di difesa del Lario
“Gli occhi di Drogo fissavano come non mai le giallastre pareti della fortezza. Lacrime lente e amarissime calavano giù per la pelle raggrinzita, tutto finiva miseramente e non restava più nulla da dire”.
Bellunese Dino Buzzati. Splendida città. Bei ricordi.
Non so se lui abbia mai avuto modo di posare gli scarponi sui pendii del Legnoncino, blocco di calcare che come il più noto fratello maggiore affonda i piedi nel Lario. Personalmente a Buzzati sono grato per molte delle cose che ci ha lasciato. Nel suo deserto dei Tartari descrive bene “l’attesa”, il tran tran che senza termine consuma inutilmente la vita. Quando più o meno per caso m’imbatto nella linea Cadorna (come in questa occasione) o più in generale nei resti e nelle tracce che le due Guerre ci hanno lasciato non riesco a far meno di pensare all’inutilità dei tanti morti e mi riaffiora il libro del celebre scrittore veneto. Cosa provavano le persone appollaiate qui durante la Prima Guerra Mondiale? Cosa vedevano e cosa pensavano? Come vivevano l’attesa?
Lungo i pendii di questa vetta “minore”, camminando verso il rifugio Roccoli Lorla, troviamo molto ben conservati i resti della linea Cadorna. Camminamenti, postazioni per cannoni e mitragliatrici, ricoveri e storia di una nazione che ha combattuto per una guerraquanto mai inutile.
Dal diario dell’Alpino cesanese Losi, ragazzo del ’99, costretto a partire, 17enne e dopo solo 40 giorni di addestramento, per l’altopiano di Asiago:
“Della guerra si era tutti subito disillusi, soprattutto chi l’aveva scelta come carriera ed in questa occasione aveva visto finalmente un modo per dimostrare sul campo il proprio valore. In trincea la percezione è quella di essere al di fuori della normale realtà. In questa guerra non c’era confronto tra schieramenti, vincere non cambiava nulla, non c’era nulla di onorevole, era una lotta clandestina e taciturna”.
Il nemico non si vedeva ma si “sentiva”, spesso le trincee di eserciti opposti erano talmente vicine da comunicare. Nel diario racconta l’episodio dei cucinieri che si ritrovano tra gli austriaci, che dopo aver mangiato a sazietà li rimandano educatamente indietro, con tanto di complimenti per l’ottima cena. Se la vita in trincea è monotona, non è nulla rispetto all’assalto:
“Si conduceva a colpi di uomini. Era la negazione stessa dell’esistenza. Alcuni si rifiutarono, due soldati a caso tra loro furono fucilati, piangevano come vitelli, ma almeno sono morti bene. Anche chi non vi aveva mai partecipato sapeva. Vedeva, in realtà poco e sempre le stesse cose, i morti sepolti in terra di nessuno. Le perdite erano tali che il calcolo era presto fatto: la prossima volta tocca a me”.
ACCESSO: iniziamo a camminare da Artesso. Prendiamo la Milano – Lecco uscita Dervio. Una volta usciti si sale immediatamente seguendo le indicazioni per la Valvarrone. La strada è stretta ed a tornanti, più avanti si farà ancora più stretta. Ad un certo punto si incontra e si prende la deviazione a sinistra per Sueglio ed il rifugio Bellano. Si prosegue quindi seguendo le indicazioni per Artesso fino ad arrivare al termine della strada, dove c’è un laghetto con panche, aree attrezzate per il pic nic ed ampia possibilità di parcheggio. Per andare al Roccoli Lorla (vi arriva anche la strada, quella che abbiamo lasciato più in basso salendo con l’auto, ed è aperto tutti i giorni nel periodo estivo…) si passa in breve partendo da qui e passando anche dal rifugio Bellano (gestito nei soli fine settimana da una coppia di giovani, con un bambino, che tengono il pianoro attorno all’edificio come un prato inglese).
DIFFICOLTA’: T/E. Il sentiero non presenta particolari difficoltà. Oltre all’inizio c’è un solo breve punto un po’ più ripido ma la vista sul pian di Spagna ripaga ampiamente dello sforzo comunque tutto sommato moderato.
DISLIVELLO: 250 metri (1210-1460)
TEMPO: 1h30 abbondante
ETA’: 4+
NOTE: Appena dopo il parcheggio, sul crinale, si possono già vedere le prime postazioni per i cannoni. Oltrepassare la sbarra e seguire le indicazioni per il rifugio Bellano per proseguire con l’escursione. Il sentiero tra il rifugio Bellano ed il Roccoli Lorla regala anche bellissimi scorci sul lago, in particolare sulla zona del pian di Spagna. Le località si chiamano “Roccoli” perchè ci sono appunto i roccoli da vedere, uno è utilizzato ancora come stazione di inanellamento. L’intera area è poi abitata da ungulati, tra settembre ed ottobre (c’è la tradizionale castagnata al Bellano…) è periodo ok per sentire i bramiti.