Sulle orme della Memoria - apassolento.com
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Sulle orme della Memoria

“Il futuro nasce dalla storia, non dalla cancellazione del passato”

Post lungo oggi. Spero che la mia “penna” riesca a farvi arrivare fino in fondo…

Il primo dei libri che ho letto tra quelli dedicati ai sentieri battuti dai partigiani lecchesi è stato edito dall’Anpi di Lecco ed inizia con le parole di sopra. Voglio condividerle perchè credo che proprio partendo da questa frase si possa davvero comprendere l’entusiasmo che si prova seguendo questo persorso, un itinerario che collega alcuni conosciuti luoghi sul versante del Grignone che da’ su Mandello.

Il percorso è impegnativo per quanto riguarda il dislivello, sempre semplice dal punto di vista dei pericoli. E’ bello, a tratti entuasiasmante, anche poco battuto, si compie in giornata. I cognomi delle persone che fanno capolino nella storia che questo sentiero racconta sono espressione di un territorio: Barindelli, Pini, Airoldi, Bonacina, Zucchi, Locatelli. Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con i citofoni del lecchese non potrà fare a meno di avvertire quanto questa storia sia “di oggi”, legata a queste valli.

Camminiamo da Somana a Rongio, salendo verso il rifugio Elisa fino alla grotta dell’Acqua Bianca, dove c’era una postazione dei partigiani, presidio notturno in cui tre persone si davano il cambio 7 giorni su 7, e da dove si stacca la ripida strada militare che porta alla Gardata. La Gardata è un edificio posto su un balcone panoramico che da su Mandello ed il lago, luogo ameno e tenuto in modo encomiabile in cui avvertirete strano oggi identificare uno dei più importanti comandi partigiani. Questo era un percorso fondamentale per i rifornimenti. I “civili” lo percorrevano quotidianamente con i muli per portare a chi stava asserragliato in montagna di che poter vivere. Qui c’era di tutto, dopo l’armistizio disertori e chi non volle unirsi all’esercito repubblichino, soldati stranieri, partigiani per motivi politici e scappati di casa. La Gardata insieme al rifugio Elisa e l’alpeggio di Era (prossima tappa di questo percorso) formava una linea di presidio e controllo del territorio. La montagna accoglieva ma non era semplice luogo di attesa. Lo sapevano bene tedeschi e fascisti, che nel ’44 diedero alle fiamme tutti i comandi partigiani nel corso di un imponente rastrellamento. Scontri. Pensate a correre su questi sentieri, allertati da alcune persone che sono salite da Somana. In quell’occasione i partigiani che stavano qui si salvarono sparando e cercando rifugio verso la vetta, probabilmente scappando in direzione del Sasso Cavallo e dello scudo Tremare, verso l’Elisa ed il Rosalba. Dal prato della Gardata più o meno si può vedere tutto questo. Proseguendo (io ho preso il sentiero “basso”, che si stacca a destra sul limitare del prato vicino al traliccio della teleferica. Da qui a poco, l’unico punto un po’ esposto, tre tornanti in discesa prima di entrare nel bosco) si arriva a Era. Un alpeggio fantastico, che merita un’ulteriore pausa. I partigiani qui occupavano tutti i caselli. Da Era praticamente sempre in discesa si prosegue verso Santa Maria sopra Olcio (altro posto che merita una sosta. Esisteva per certo già nel 1145, ospizio dei Benedettini ristrutturato nel 1600 e purtroppo anche alla fine del secolo scorso dopo un incendio. Originale c’è ancora il campanile romanico. Dentro si mangia, fuori vista Sasso Cavallo e Mandello, c’è un terrazzo erboso che nei pomeriggi freschi ma assolati con una tazza di vino in mano ti toglie qualsiasi voglia di fare alcunchè). Si rientra comodamente a Somana facendo a ritroso la via Crucis. Quando avrete un dubbio, tenete al centro.

ACCESSO: Statale che porta in Valtellina (oppure da Lecco lungolago, superata la bastionata) si esce ad Abbadia Lariana e si prosegue fino a trovare le indicazioni per Somana. La frazione è discretamente indicata. Una volta raggiunta in alto la chiesa di Sant’Abbondio si cerca parcheggio. Accanto alla chiesa c’è un parcheggio con i primi cartelli che illustrano gli “Itinerari della Memoria”. A piedi si prende a destra, via per Sonvico. Proseguo, c’è un tornante brusco a sinistra in salita con i segnavia sulla destra che indicano la nostra direzione: “Sentiero del fiume”. Quando la strada diviene sterrata (presto) la lascio a destra per il “Sentiero del viandante” (o itinerario 7), in discesa. Sempre in discesa al bivio che incrocio tra poco, raggiungo il fondo della val Meria e attraverso il torrente per poi riprendere immediatamente a salire. Terminata la salita sono a Rongio davanti all’albergo “Al Verde“. Seguendo sempre le indicazioni per l’itinerario 7, la mulattiera per l’Elisa si prende di lì a poco sulla sinistra di un piccolo parcheggio, in piano. Anche parcheggiare direttamente a Rongio, dove c’è l’Hotel Al Verde, è molto comodo. Io lascio la macchina a Somana forse per abitudine.

DIFFICOLTA’: T/E. Fino alla grotta dell’Acqua Bianca il sentiero non è nemmeno ripido. Dopo la grotta sale decisamente in fretta. L’unico punto esposto è subito dopo la Gardata, scendendo verso Era. C’è anche un altro sentiero che procede più lungo ed in costa via Alpe Cetra. Lo indicano come “facile”, non l’ho percorso tutto ma il tratto di traverso in sicurezza con cavo metallico non mi è sembrato tale rispetto alla scorciatoia (certo meno panoramica). Forse però ho sbagliato percorso e c’è un terzo sentiero.

DISLIVELLO: 650 metri (Somana 400 – Gardata 1040)

TEMPI: 3 ore alla Gardata, con passo decisamente tranquillo e sosta alla grotta. 6 ore l’intero anello. Per il verso vi suggerisco quello che vi ho descritto. Da Somana alla Gardata è più lungo ed il dislivello aumenta leggermente. Passare da Santa Maria al ritorno è poi occasione per fermarsi un po’.

ETA’: il sentiero è per escursionisti

NOTE: La grotta dell’Acqua Bianca (o Ferrera, non so bene perchè, penso che qui si estraesse il ferro) è uno spettacolo. Facile accesso accanto alla mulattiera, facile percorrenza all’interno, basta una torcia frontale. Poco impegnativo il fondo (comunque attenzione, è scivoloso), logica la percorrenza. E’ lunga poco meno di 200 metri e larga 50. Si compone di due stanze (credo si dica così), la seconda collegata da un budello termina con una Madonnina. Il dislivello all’interno è di una 50ina di metri scarsi. La volta, colpita dalla luce, s’illumina come un cielo stellato, anche qui credo (non sono un geologo) sia dovuto alla quarzite nelle rocce. Nella grotta, come in ogni grotta, fa freddo.

Da anni assisto a manifestazioni per la Memoria. Da qualsiasi parte la si voglia guardare questi momenti, ed il percorrere questi sentieri rievocando le storie del passato, diventano ogni anno più importanti. Scompaiono le persone che la Seconda Guerra l’hanno vissuta sulla propria pelle. Scompaiono i loro ricordi e la possibilità di ascoltarli direttamente dalle loro parole. Quegli eventi hanno scritto il nostro futuro, la nostra società si fonda su quegli eventi, non può restare indifferente ed ha il dovere di trasmettere la Memoria storica di quei fatti (esulando da ogni tipo di ideologia). Camminare, riflettere conoscendo queste pochissime cose che vi ho raccontato, ascoltando i propri passi ed il respiro che si fa affannoso è un modo per comprendere, imparare la storia divertendosi, vivendola in qualche modo. Cosa sarebbe stato se avessero vinto i tedeschi? Perchè questa solidarietà da parte della popolazione nei confronti di chi stava asserragliato in montagna? Perchè la via più facile non è mai quella giusta? Tanto meno per salvarsi da un rastrellamento?

gionata pensieri
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