Un mercoledì da Leone
Ve l’avevo promessa questo mese di agosto (dalla pagina Facebook di questo blog, a proposito, vi ci siete iscritti?), un’escursione tanto facile facile ma un po’ più impegnativa a livello fisico.
Questa volta siamo un po’ fuori dalle zone che sono abituato a frequentare, la levataccia ci porta fino in Svizzera, passo del Sempione, per la salita fino alla capanna Monte Leone, che sorge proprio di fronte al ghiacciaio (potete anche salire sulla punta Terrarossa se lo desiderate, se ve la sentite, e se le vertigini vi permettono di percorrere l’intera cresta che taglia il cielo alla sinistra del rifugio).
Il percorso non presenta particolari difficoltà se non nel dislivello, dall’Ospizio sono infatti poco più di 800 metri per salire fino ai 2848 del rifugio. Si attraversano scenari spettacolari, immersi in un ambiente molto vario, che cambia volto radicalmente man mano che si sale di quota.
ACCESSO
Passo del Sempione, da Domodossola si raggiunge in poco meno di un’ora. Bisogna puntare il confine e la dogana di Gondo, percorrere poi tutta la bellissima strada che si snoda in una valle stretta tra imponenti pareti granitiche. Quando lo scenario si apre sulle cime bernesi si scorge sulla destra l’ospizio voluto da Napoleone, ancora oggi gestito dai Canonici del Gran San Bernardo. Di fronte all’ospizio il parcheggio dove si lascia l’auto.
Proprio dietro all’edificio inizia il nostro sentiero, sulla sinistra. Si parte con una bella rampa ripida che fa maledire il giorno in cui avete deciso di lasciare il vostro letto ancor più mattinieri del sole ma questo non deve impressionarvi. Poi molla. E il sentiero compie un lungo traverso verso sinistra, immerso tra verde e rododendri, costeggiato da un canalino in cui scorre vivace l’acqua che alimenta il lago vicino all’ospizio del Sempione. Seguendo i numerosi bolli più avanti il paesaggio cambia, si inizia a vedere la sella che occorre superare per arrivare a vedere la nostra meta, si cammina su enormi lastroni di granito ed in qualche punto dei ponti, talvolta attrezzati con cavo metallico, aiutano a superare l’acqua che scende dal ghiacciaio del Leone. Il sentiero prosegue tra i detriti della morena, subito dopo un guado prende a sinistra un dosso erboso che sale velocemente alla sella (da cui si può decidere di prendere l’aerea cresta per la cima di Terrarossa. La discesa proseguendo e seguendo gli abbondanti ometti porta in breve al rifugio, sono altri 400 metri di dislivello). Dalla sella il percorso diretto al rifugio è evidente, la capanna Monte Leone ben visibile. Si può facilemnte divagare sendendo verso il lago avvicinandosi agli imponenti seracchi del ghiacciaio. Dal rifugio in brevissimo siamo anche alla bocchetta d’Aurona, da cui ci si affaccia sull’Alpe Veglia.
DIFFICOLTA’: E. Il sentiero è per chi ha le gambe un po’ allenate ma non è mai esposto e non presenta grosse difficoltà di orientamento. Qualche problema potrebbe causarlo la neve, in tal caso bisogna essere adeguatamente attrezzati, magari una chiamata prima di partire ci trae fuori dagli impicci nelle stagioni intermedie (il telefono prende lungo tutto il percorso, il rifugio risponde al +41(0)279791412 cas-monteleone@bluewin.ch)
DISLIVELLO: 850 m (2005-2848)
TEMPO: 2h30
NOTE: i temi che abbracciano questa escursione sono moltissimi: storico, naturalistico, paesaggistico, glaciologico, il rifugio è anche inserito nella “Via dei minerali”.
Questi luoghi sono ricchissimi di storia. Salendo lungo il passo si incrociano i due ospizi. Gli “hospitalis”, sono luoghi edificati per accoglere viaggiatori e merci, testimonianza di quanto questo asse viario fosse battuto anche in passato punto strategico per il commercio. Il più vecchio risale al 1200 metre quello posteriore, più grande (dove parcheggiamo), fu voluto nei primissimi anni del 1800 da Napoleone Bonaparte. L’asse del Sempione è la via più agevole che collega Italia e centro Europa, tre strade successive sono state rinvenute, una mulattiera medievale, una del 1600 e quella voluta da Napoleone, completata nel 1800. A queste si è aggiunta nei primi del ‘900 l’attuale Statale.
Arrivati al passo testimone della Seconda Guerra Mondiale c’è l’aquila di granito alta 9 metri finita di costruire nel 1944 su proposta dell’11esima brigata Alpini svizzera. I blocchi arrivano dalla vicina fortificazione che c’era a Gondo.
Proprio a Gondo si possono visitare le miniere d’oro. Questa è una zona molto interessante per la presenza di minerali. In questa e nelle valli limitrofe si trova una preziosissima varietà di rocce presenti, una delle più ricche dell’intera Europa.
Salendo verso la sella è infine impossibile non notare resti di mortaio o colpi di cannone. Sono ovunque. Di questi non ho trovato grandi riferimenti, ma una volta raccolti fa paura il solo pensare di ritrovarsi una scheggia simile in corpo.